Grandi proteste a Belgrado: la Serbia si difende da Vucic!
Decine di migliaia manifestano a Belgrado contro il presidente Vucic e la corruzione, innescata da un incidente mortale.
Grandi proteste a Belgrado: la Serbia si difende da Vucic!
Sabato a Belgrado decine di migliaia di persone hanno rilasciato una dichiarazione impressionante contro il governo serbo. I manifestanti chiedono la fine della corruzione e la rimozione del presidente Aleksandar Vucic, al potere da oltre un decennio. Nei giorni precedenti la grande manifestazione, molti manifestanti provenivano da tutte le parti della Serbia, alcuni addirittura marciavano a piedi o in bicicletta fino alla capitale. Secondo le informazioni ufficiali, circa 31.000 partecipanti si erano già radunati venerdì sera per festeggiare gli arrivi, come riportato da vol.at riportato. La situazione è precipitata dopo che Vucic ha avvertito di disordini e minacciato dure punizioni, aumentando ulteriormente la tensione nelle strade.
Vortice dopo un incidente mortale
La protesta contro il governo è la diretta conseguenza del tragico incidente avvenuto a novembre in cui morirono 15 persone a causa del crollo del tetto della stazione ferroviaria di Novi Sad. Questo evento ha alimentato la rabbia per gli scandali di corruzione a livello nazionale. Le proteste guidate dagli studenti sono oggi le più grandi di questo tipo nella storia del Paese. I manifestanti hanno tenuto una veglia di 15 minuti per ricordare le vittime alle 11:52, ora dell'incidente tagesschau.de riportato.
Oltre alle proteste di massa, il Ministero dell'Interno ha segnalato 13 arresti in relazione alle proteste, tra cui otto persone sospettate di aver pianificato disordini. Si è verificato un incidente particolarmente esplosivo in cui un uomo si è lanciato con la sua auto contro un gruppo di manifestanti, ferendo tre persone. Centinaia di agenti di polizia sono dispiegati a Belgrado per tenere la situazione sotto controllo. Nonostante le crescenti proteste e pressioni sul suo governo, Vucic ha rifiutato di prendere in considerazione le offerte di dimissioni, definendo le proteste parte di un piano orchestrato dall’Occidente per destabilizzare la Serbia.