Premio per la Pace sul palco dell'ipocrisia: dov'è la verità?

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Christian Unger critica sul "Berliner Morgenpost" il fallito ordine di pace occidentale e l'ipocrita cerimonia di consegna del premio Nobel.

Premio per la Pace sul palco dell'ipocrisia: dov'è la verità?

Nell'iconico film "The Truman Show", Truman Burbank vive in un mondo dettagliato ma falso messo in scena da una società di produzione. Questa particolare realtà è solo intrattenimento per tutti al di fuori della sua vita. È solo attraverso un incidente inaspettato che Truman comincia a vedere le crepe nel suo mondo perfetto. Questa immagine di inganno è un doloroso promemoria degli attuali eventi politici globali.

Venerdì mattina il Comitato per il Nobel a Oslo ha annunciato che quest'anno il Premio Nobel per la pace sarà assegnato all'organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, che si batte per i diritti delle vittime del nucleare. Nel mese di dicembre, questo premio verrà consegnato durante una cerimonia a Stoccolma, come al solito in pompa magna, e un premio di un milione di euro. Ma questo premio arriva in un momento in cui le guerre infuriano in molti luoghi del mondo e le vite umane sono in pericolo.

La realtà globale

Che si tratti del Medio Oriente, dell’Ucraina o dell’Afghanistan, la pace sembra lontana. La cerimonia del Premio Nobel è in netto contrasto con i conflitti attuali, inclusa la guerra in corso in Israele e Gaza, dove i civili soffrono e le tensioni tra Israele e Iran stanno aumentando. In questa situazione di tensione sorge la domanda: quando il mondo occidentale si sveglierà e riconoscerà la realtà? L’ironia è che mentre a Stoccolma si celebra la pace, in molti altri luoghi accade il contrario.

L’organizzazione Nihon Hidankyo merita senza dubbio rispetto per il suo instancabile lavoro nella lotta contro le armi nucleari. Tuttavia, si potrebbe sostenere che quest’anno non avrebbe dovuto esserci un Premio Nobel per la pace. Piuttosto, il mondo ha bisogno di uno sguardo chiaro e onesto sui suoi problemi attuali, e lo stato attuale delle cose non è davvero degno di molti elogi. L’ordine di pace occidentale ha fallito in molti settori e gli approcci istituzionali come quelli perseguiti dall’UE o dalle Nazioni Unite spesso appaiono impotenti.

La situazione geopolitica è caratterizzata da esplosioni di violenza e dalla mancanza di una diplomazia efficace. La Russia, sotto la guida del presidente Putin, sembra non avere alcun interesse nei negoziati, il che aggrava ulteriormente la situazione. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno ritirato la propria influenza e stanno perseguendo una politica “America First”, che sta mettendo a dura prova molte relazioni internazionali. Data questa realtà, ci si chiede se sia davvero possibile raggiungere la pace mentre questi conflitti persistono.

Un elemento centrale dell’attuale strategia geopolitica non dovrebbe essere la pace nel senso classico, ma piuttosto la stabilità. Dobbiamo sviluppare una nuova comprensione dell’ordine internazionale che limiti i conflitti a livello regionale e utilizzi solo la diplomazia per ridurre al minimo la violenza. In molti casi, ciò suggerisce la necessità di perseguire una strategia realistica che possa addirittura escludere il riarmo in alcune regioni. Potrebbe rivelarsi necessario abbandonare l’idea di una pace duratura e concentrarsi invece su approcci pragmatici alla gestione dei conflitti.

Proprio quando Truman lascia finalmente lo sfondo del suo mondo messo in scena, la comunità globale, se si confrontasse con la realtà, potrebbe scoprire il mondo più onesto e forse più difficile, non caratterizzato da illusioni. È giunto il momento di impostare il percorso per un nuovo approccio alla pace e alla stabilità, basato sulle realtà e sulle sfide odierne.