Violente proteste a Tbilisi: governo e opposizione in battaglia!
A Tbilisi si sono verificati nuovi scontri violenti tra polizia e manifestanti in seguito alle elezioni contestate.

Violente proteste a Tbilisi: governo e opposizione in battaglia!
Tbilisi, la capitale della Georgia, è nuovamente precipitata nel caos! Per la terza notte consecutiva si sono verificati violenti scontri tra la polizia e manifestanti antigovernativi. Secondo quanto riferito, le forze di sicurezza hanno utilizzato idranti e gas lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno reagito con fuochi d'artificio. La situazione si è aggravata sulla Rustaveli Prospekt, dove la polizia è riuscita a scacciare la folla dal palazzo del parlamento solo al mattino. Ma i manifestanti non si sono arresi e hanno istituito posti di blocco nei pressi dell'università statale.
Proteste e arresti
Le tensioni tra il governo nazional-conservatore e l’opposizione filo-europea minacciano di fare a pezzi la Georgia. I dati ufficiali sui feriti e sugli arresti sono ancora in attesa, ma la polizia ha segnalato 107 arresti per teppismo nella sola Tbilisi. Manifestazioni si stanno svolgendo anche in altre città del Paese, il che alimenta ulteriormente i disordini.
Lo sfondo di queste proteste esplosive sono le controverse elezioni parlamentari di fine ottobre, nelle quali il partito al governo Sogno georgiano si è dichiarato vincitore. L'opposizione non riconosce i risultati elettorali e rifiuta di accettare il loro mandato. La situazione è stata ulteriormente alimentata dall'annuncio del primo ministro iracheno Kobachidze di sospendere i negoziati di adesione con l'UE fino al 2028. Nonostante questi sviluppi, un sondaggio mostra che la maggioranza della popolazione vuole aderire all'UE, che è addirittura sancito dalla Costituzione.
Il conflitto ha ormai raggiunto dimensioni diplomatiche: diversi ambasciatori si sono dimessi per protesta. La presidentessa Salome Zurabishvili, che si oppone al cambiamento previsto dal governo, resterà per il momento in carica. Sottolinea che un parlamento illegittimo non può eleggere un presidente legittimo. Il suo mandato scade a metà dicembre, ma il successore non dovrebbe essere scelto direttamente dal popolo, bensì dai parlamentari e dai rappresentanti regionali.